
Negli ultimi mesi, le condizioni di salute del critico d’arte e politico Vittorio Sgarbi sono diventate oggetto di crescenti preoccupazioni pubbliche. A lanciare un nuovo allarme è la figlia Evelina, con la richiesta formale, rappresentata dall’avvocato Lorenzo Iacobbi, di fare piena luce sulla rapidità del peggioramento fisico e mentale dell’uomo, e in particolare di indagare la terapia farmacologica seguita.
Secondo il legale, “un uomo del vigore e della forza di Sgarbi, con lo spirito di un ventenne, è stato trasformato in un anziano in nemmeno un anno”. La domanda centrale messa nero su bianco è: “Chi c’era vicino a lui?”, riferendosi al contesto di cura e assistenza del critico.
Da parte di Evelina arriva un accento chiaro: «Non ho alcun interesse economico collegato al padre», come spiegato dall’avvocato. Non fa parte né della Fondazione Cavallini Sgarbi — che custodisce molte delle opere d’arte appartenute al padre — né possiede società legate all’organizzazione di eventi o mostre. Il suo obiettivo dichiarato: tutelare «la salute e la dignità del padre».
Le segnalazioni del legale puntano verso «inquietanti segnalazioni sul tipo di terapia che gli è stata somministrata e su quella che starebbe seguendo oggi». La figlia chiede di sapere chi si sia occupato realmente della sua gestione clinica e perché il suo aspetto e le sue capacità sembrino compromesse in un arco di tempo così ridotto.
