
Parallelamente al dossier della terapia, la vicenda giudiziaria intorno a Sgarbi si è ulteriormente complicata. È stata presentata una querela nei confronti di medici e operatori del Policlinico A. Gemelli – IRCCS di Roma: la figlia contesta la validità della firma posta sul modulo di ricovero del padre, sostenendo che questa avrebbe impedito a lei di ottenere informazioni sul suo stato di salute. fanpage.it Inoltre, presso il Tribunale civile di Roma è in corso la valutazione della richiesta di nomina di un amministratore di sostegno per Sgarbi: la decisione è stata rinviata alle prossime settimane. Open+1
Nel frattempo, Sgarbi è ricomparso pubblicamente ad Arpino, la città di cui è sindaco: in un breve video, seduto alla scrivania municipale, appare pallido ma lucido, mentre chiede aggiornamenti sulle iniziative natalizie e si muove autonomamente nel Palazzo comunale. Nonostante il passo mostrato sia stato definito “senza fermarsi” dal vicesindaco Massimo Sera, lo stesso ha sottolineato che l’uomo è «affaticato».
La vicenda assume così una dimensione che va oltre la salute di un personaggio pubblico: intreccia diritti di tutela personale, responsabilità mediche e tutela familiare. La richiesta di Evelina Sgarbi non è rivolta a un patrimonio o a un’interesse economico, ma — come lei stessa afferma — a un uomo «che non è più l’uomo che conoscevo». La madre di Sgarbi ha dichiarato di vedere suo marito «come un’ombra di sé stesso», sottolineando l’urgenza percepita all’interno della famiglia.
Tra lesposizione mediatica, contrasti interni e ombre sui processi di cura, il caso Sgarbi si configura oggi come un dossier ricco di zone grigie: chi ha gestito le cure? quali trattamenti sono stati somministrati? e — più in generale — quanto vigile è stato l’equilibrio tra autonomia personale e assistenza medica? Le risposte sono attese, tanto in ambito giudiziario quanto in quello della trasparenza sanitaria.
